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Un vino rosso, questo Lacrima di Morro d’Alba Barbarossa, particolarmente fruttato e succoso che accompagna perfettamente la cucina mediterranea e le cucine etniche.
Denominazione: Lacrima di Morro d'Alba DOC - Produttore: Tenuta di Tavignano - Nome: Barbarossa
Collocazione Geografica: Morro d'Alba - AN
Vitigno: Lacrima di Morro d'Alba 100%
Formato: Bottiglia 0,75Lt.
Alcol: 13%
SUPERFICIE VIGNETO 3 ettari
GIACITURA ED ESPOSIZIONE Esposizione Sud, 250 m s.l.m. su terreno argilloso.
VITIGNO COLTIVATO Lacrima di Morro d’Alba 100%
RESA PER ETTARO 100 q.li
TECNICA DI RACCOLTA Mezzi carrelli
TECNICA DI VINIFICAZIONE Macerazione 4-5 gg. sulle bucce a temperatura controllata. Affinamento in acciaio.
AFFINAMENTO IN BOTTIGLIA Minimo 3 mesi
Il vitigno Lacrima di Morro d’Alba è particolarmente fruttato e succoso, caratterizzato al calice da sfumature violacee. Accompagna perfettamente la cucina mediterranea e le cucine etniche.
Colore: rosso vivace con riflessi porpora
Profumi: gradevole e fruttato con richiami discreti ai fiori di ciliegio e alla viola
Gusto: morbido, vellutato e sapido
Abbinamenti: cucina mediterranea
Temperatura di servizio: 16-18°
La Tenuta di Tavignano, è stata fondata nel 1973 da Stefano Aymerich di Laconi, discendente di una antica casata sarda dalle origini spagnole, e dalla moglie Beatrice Lucangeli, discendente di una famiglia marchigiana con alle spalle un’antica tradizione di imprenditori agricoli. Tavignano è un possedimento di 230 ettari in un corpo unico che domina la campagna di Cingoli, da sempre conosciuta come il Balcone delle Marche.
La tenuta si trova all’interno del prestigioso territorio del Verdicchio dei Castelli di Jesi, essendo Tavignano uno dei Castelli della denominazione.
Nel 2021 Ondine de la Feld diventa CEO di Tavignano, e contestualmente inizia la svolta green. L’azienda sta conducendo un programma di studio ecosostenibile per traghettare l’impresa verso un futuro sostenibile con l’obbiettivo di minimizzare il consumo energetico e l’emissione di CO2.
Archi-designer con un passato nella moda ma con una forte tradizione nell’imprenditoria agricola, Ondine arriva a Tavignano già nel 2014, ad affiancare gli zii fondatori della Tenuta, Stefano Aymerich di Laconi e la moglie Beatrice Lucangeli, cominciando fin da subito ad affermare il suo stile moderno, che segna il passo di importanti novità aziendali.
È proprio ad Ondine de la Feld, infatti, che si deve la conversione di tutti i vigneti ad agricoltura biologica, fino ad arrivare al traguardo della certificazione bio nel 2018. Dopo l’implementazione di tecniche di gestione del vigneto a basso impatto ambientale, attraverso un monitoraggio continuo della salute delle viti e interventi di difesa eseguiti solo in caso di estrema necessità, dopo aver introdotto la concimazione organica e il sovescio, il 2021 è l’anno di importanti lavori di ristrutturazione.
Con il supporto di una squadra giovane e dinamica, Ondine de la Feld sta cercando di rendere autonoma la Tenuta dal punto di vista energetico, grazie a un parco di pannelli fotovoltaici installati sempre secondo il suo stile, che coniuga funzionalità ed estetica: la posa in opera, infatti, restituisce un affascinante colpo d’occhio, quasi fosse un’installazione artistica.
Nell’ottica di una maggiore sostenibilità, inoltre, si colloca anche la scelta di dotarsi di colonnine per la ricarica di automobili e biciclette elettriche a vantaggio sia degli ospiti della Tenuta, sia dei dipendenti. La Tenuta di Tavignano oltre ad essere una prestigiosa cantina è anche una guest house La ventata di entusiasmo ed energia della rivoluzione “rosa” che ha investito la Tenuta, non poteva di certo risparmiare i prodotti dell’etichetta. È sempre Ondine de la Feld, infatti, a firmare nel 2015 la linea “naturale” dei vini dell’azienda, denominata “I love Monsters”.
Due bianchi ed un rosato che esprimono la loro anima “giocosa” già a partire dall’etichetta e dal naming: Pestifero, Vergine e Birba. Dei tre, il più interessante è sicuramente il ‘Pestifero’, “un punk entrato in un salotto vittoriano, irriverente nella forma quanto educato al palato” lo definisce Ondine, un vino autentico, ottenuto dalle uve del Verdicchio, abbinate a malvasia e sangiovese, non eccessivamente filtrato, rifermentato in bottiglia, ma non sboccato e piacevolmente frizzante.