Fosso degli Angeli Aglianico 'Rajete' Sannio DOC 2018
Fosso degli Angeli Aglianico 'Rajete' Sannio DOC 2018

Fosso degli Angeli Aglianico 'Rajete' Sannio DOC 2018

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SCHEDA TECNICA

Denominazione: Sannio DOC - Produttore: Fosso degli Angeli - Nome in etichetta: Rajete

Formato: 0,75L

Alcol: 14% vol.

Filosofia produttiva: vino biologico

Regione: Campania - Italia Sud Peninsulare

IN VIGNA

Varietà: Aglianico

Suolo: Argilloso calcareo

Sistema di allevamento: Guyot semplice

Densità media: 3500 ceppi per ettaro

Resa media: 60 qli per ettaro

Raccolta: Raccolta manuale delle uve

Età media delle vigne: 10 anni

Trattamenti delle vigne: Zolfo e rame se necessari

IN CANTINA

Vinificazione: Pigiadiraspatura parziale delle uve, macerazione a temperatura controllata, svinatura e torchiatura dopo circa 40 giorni

Maturazione: Affinamento in acciaio e in bottiglia

FOSSO DEGLI ANGELI AGLIANICO RAJETE SANNIO DOC

PRATICHE AGRONOMICHE

Per Fosso degli Angeli la pratica in vigna è fatta di inerbimento spontaneo e sovescio invernale, concimazione naturale con letame bovino e equino ad anni alternati. Per la gestione dell’erba sotto fila viene effettuata una lavorazione meccanica del terreno. Utilizzo di prodotti rameici e zolfo, autorizzati in agricoltura biologica, per la difesa contro peronospora e oidio, mentre per la tignola della vite viene eseguito il disorientamento sessuale evitando l’utilizzo di insetticidi che, anche se naturali, andrebbero a danneggiare altri insetti utili.

NOTE SENSORIALI

Rosso rubino con riflessi violacei. Al naso frutto concentrato con note di amarene e prugne. In bocca rivela un'elevata freschezza con una trama tannica fine e una buonissima persistenza che rafforza le note speziate.

Temperatura di servizio: 18°

Si abbina a primi piatti conditi con sughi concentrati, carni rosse alla griglia, salumi stagionati e formaggi dal sapore intenso

FOSSO DEGLI ANGELI SI RACCONTA

DAL 1978 RIPIANTIAMO AUTOCTONO

Nel 1945 nostro nonno Vincenzo, eredita dei terreni dai suoi genitori e seguendo le loro orme, continua a coltivarli con amore e passione. All’epoca i vigneti erano tutti a tendone, il vero impianto tradizionale del Sannio, e nella stragrande maggioranza, erano coltivati in promisquità con le olive e non erano quasi mai monovitigno.

Nella stessa vigna convivevano più varietà come l’ Agostinella il Tr’bb’dacu e il Piscialetto, il Fiano, la Falanghina e il Greco. All’epoca il vino si produceva per autoconsumo o, al massimo, per venderlo localmente e quindi non si badava tanto ai dettagli, ma più alla sostanza.

Purtroppo, nel secondo dopoguerra inizia, per il territorio Sannita e anche per le vigne di nonno, un processo di riammodernamento. L’economia era ai minimi storici e tutti i viticoltori di quel tempo iniziarono ad impiantare varietà più produttive e con una maggiore richiesta di mercato come il Trebbiano Toscano, la Malvasia Bianca di Candia o il Sangiovese, mettendo da parte tutte, o quasi, le varietà autoctone.

Poi, intorno agli anni ’70, i lavori in vigna vengono affidati a nostro padre Domenico (in foto a sinistra), che inizia il cambio di rotta. Crea ufficialmente l’azienda agricola ed inizia ad impiantare nuovi vigneti. Nel 1978 il primo impianto di Fiano, 3600 metri quadri, a filari, con una densità di 2600 ceppi per ettaro. Quasi un’eresia! Tutti glielo sconsigliavano perché rendeva poco ed era molto vigoroso. Dritto per la sua strada, nostro padre ha continuato a rinnovare le vigne, reimpiantando vitigni autoctoni. La lungimiranza e la costanza gli hanno dato ragione. Oggi, al terzo passaggio generazionale, ci lascia gestire e continuare il suo lavoro. Nel 2012 il nostro primo impianto di Piedirosso e nel 2014 di Sciascinoso. I progetti di recupero delle antiche varietà sono tanti. Il futuro è nelle radici.

COSA SIGNIFICA VITICOLTURA BIOLOGICA PER FOSSO DEGLI ANGELI

Tutti parlano di Biologico come se fosse un nuovo modo di coltivare il vigneto, in realtà non è così, l’agricoltura dei nostri nonni, almeno fino all’avvento dell’industria agrochimica, era biologica e direi anche biodinamica. Da sempre l’agricoltura ha seguito le fasi lunari e da sempre rame, zolfo, calce viva e macerati di erbe sono state le armi contro patogeni e parassiti.

Pensate che l‘efficacia del rame contro i funghi ebbe rilievo con gli studi del botanico Benedict Prevost nel 1807, il quale osservò che le spore del carbone dei cereali non potevano germinare se poste in acqua bollita in recipienti di rame.

Ma il merito dell’utilizzo del rame in viticoltura va ad un vignaiolo francese della zona di Bordeaux. Infatti il botanico Millardet nel 1885 osservò che le viti sulle quali, questo vignaiolo, aveva imbrattato con una soluzione di calce preparata in recipienti di rame, per dissuadere i passanti a mangiare l’uva, restavano immuni dalla peronospora e le viti erano anzi agevolate nella vegetazione.

L’osservazione di Millardet, avvenuta in un momento in cui la peronospora della vite comprometteva pesantemente i vigneti francesi, portò alla nascita della poltiglia bordolese, un composto complesso derivante dalla reazione del solfato di rame con idrato di calcio che deve il nome alla provincia di Bordeaux, dove fu compiuta la scoperta. Il rame è un metallo pesante che agisce per contatto e che tende ad accumularsi nel terreno , il suo quantitativo annuo, utilizzabile in agricoltura biologica, è di 4 kg per ettaro.

CANTINA FOSSO DEGLI ANGELI
FDA007

Referenza specifica

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