Tappero Merlo Acini Perduti
Tappero Merlo Acini Perduti

Tappero Merlo Acini Perduti

22,12 €
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INFO TECNICHE

Vinificazione: Fermentazione su lieviti indigeni in tonneau da 500 litri.

Maturazione: . L’affinamento continua sulle fecce fini sempre in tonneau per circa 12 mesi con battonage settimanali.

Varietà: 70% Malvasia Moscata 30% Erbaluce

Vendemmia: Fine settembre

Resa media: 40 hl ettaro

Raccolta: Esclusivamente manuale

Altitudine: 295 m slm

Trattamenti: trattamenti sono a basso impatto ambientale, con prodotti alternativi a base di edera, equiseto, yucca, propoli, un ridotto impiego di rame, zolfo in polvere e latte vaccino. Si favorisce lo sviluppo della flora spontanea e della fauna tipica del luogo per favorire il naturale equilibrio tra le specie.

Titolo alcolometrico: 12%

TAPPERO MERLO VINO BIANCO ACINI PERDUTI

NOTE SENSORIALI

Vino dal colore giallo verdolino con riflessi paglierini.

Al naso intenso ed avvolgente con una delicata nota aromatica, su cui sono evidenti i sentori di salvia, erba limonaria, erbe spontanee, a seguire note fruttate di agrumi, pere, mele, floreali di acacia e ginestra con un finale leggerissimamente speziato e minerale.

In bocca si evidenzia una buona freschezza e altrettanta sapidità, armonicamente alternate e in grande equilibrio. Un vino di moderata struttura e di buona persistenza.

Si abbina bene con gli antipasti di vario genere, con torte salate, con risotti e paste a base di verdure, di funghi, di pesci e in particolare con la bottarga. Piatti caratterizzati da lievi speziature, insalata di mare e di polpo. fritti di mare, verdure in tempura. funghi.

Ideale anche l’abbinamento con formaggi giovani o di media stagionatura in particolare coi caprini.

TAPPERO MERLO SI RACCONTA

Ho voluto ripartire dalle mie radici.

La mia infatti è stata una famiglia contadina che, per tradizione locale, era dedita da generazioni alla viticoltura.

Anch’io però, come tantissimi canavesani, sono stato contaminato dalla tecnologia, che qui aveva un nome, Olivetti e un luogo che rappresentava l’avanguardia italiana dell’informatica, Ivrea.

Dopo un’importante esperienza imprenditoriale nel mondo del software, nel 2001 ho deciso di dedicarmi ad una nuova avventura sempre nella mia terra, ripiantando i vigneti di famiglia, acquistandone altri e destinandoli alla sperimentazione dell’Erbaluce. ​

Desideravo che questo vitigno fosse il mio compagno di viaggio, valorizzandolo, facendolo conoscere, diffondendone la sua incredibile storia.

Volevo essere in qualche modo riconoscente al mio territorio che tanto mi aveva dato, cercando di narrarlo, di comunicarlo attraverso il vino.

Ho deciso perciò parallelamente al reimpianto dei vigneti di arricchire la mia cultura vinicola frequentando i corsi dell’Associazione Italiana Sommelier fino ad essere relatore.

Sentivo il bisogno di comunicare che era possibile praticare una viticoltura non solo rispettosa dell’ambiente, ma che fosse anche testimone di un ritorno “moderno” all’artigianalità.

Del piacere di agire con rispetto e coerenza, del desiderio di essere autentici, della soddisfazione di fare bene e lasciare in eredità qualcosa di tangibile, di buono e di bello.

Volevo avere per alleato quel terreno così povero, ma così particolare, come solo può essere una miscela di sabbie strappate ai fianchi delle Alpi della Valle d’Aosta. Un giacimento di frammenti di minerali, qual è l’Anfiteatro Morenico di Ivrea, l’orma lasciata sull’estremo lembo nord della Pianura Padana dall’immenso ghiacciaio Balteo.

Volevo far sì che il vino trasferisse quella estrema particolarità del luogo. Sentivo la necessità di far riemergere quel sapere, quella creatività che da sempre ci caratterizzano nel mondo, valorizzando la nostra identità culturale, offrire qualcosa che lasciasse un ricordo, un’emozione. volevo quindi narrare la storia della mia terra attraverso l’Erbaluce.

Credo fermamente che chi non ama il proprio territorio e non si batta per esso, non abbia rispetto dei propri avi, della fatica immane che hanno dovuto fare per renderlo vivibile.

Il termine territorio ha assunto un significato diverso: è quel luogo in cui l’ambiente naturale si fonde con l’abilità dell’uomo che nel tempo gli è stato leale, ha imparato a conoscerlo, rispettarlo, proteggerlo, conservarlo, riuscendo così ad esaltarlo, rendendolo unico ed inconfondibile.

Da queste premesse parte la mia personale battaglia di valorizzazione dell’Erbaluce.

La viticoltura nell’Anfiteatro Morenico di Ivrea è di origine pre-romana, una tradizione quindi millenaria che ha raggiunto l’apice della qualità nel corso del 1800, secolo nel quale ha ottenuto importantissimi riconoscimenti internazionali e quotazioni incredibili come testimoniano le carte dei vini dei più prestigiosi ristoranti di Torino dell’epoca. ​

La mia opera è stata quindi quella di ricomporre il puzzle dei ricordi, attraverso documenti dell’epoca e comunicarlo.

Dedico quindi molto del mio tempo a conferenze in cui racconto la nostra storia, collaboro con fondazioni, faccio delle docenze in master universitari nei quali insegno Comunicazione del Vino e dei Territori.

Ogni occasione è quindi per me un’opportunità per parlare del mio Canavese e far conoscere l’Erbaluce.

VINI TAPPERO MERLO DOMENICO AZ. AGRICOLA
TAP002

Referenza specifica